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I crimini contro l'onore del Presidente della Repubblica accadono ogni giorno e non si fa nulla.
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Alla luce del caso esposto del deputato Daniel Silveira (PSL-RJ), stiamo riflettendo su ciò che sta accadendo in Brasile, chiaramente ma ignorato.
Ogni giorno identifichiamo attacchi criminali contro il Presidente della Repubblica da parte di giornalisti, deputati e influencer, con discorsi violenti e menzogneri. Vale anche la pena ricordare che il capo dell’esecutivo ha subito un tentativo di omicidio da parte di un ex membro del PSOL, mentre era in campagna presidenziale, il 6 settembre 2018.
Calunnia, diffamazione e minacce sono crimini comuni contro il presidente brasiliano, sia sui social media, sui canali televisivi o nei discorsi alla Camera e al Senato. Tuttavia, ciò che attira l'attenzione è che, visibilmente, non c'è assolutamente alcuna azione da parte dei poteri per prevenire o punire i responsabili.
Al contrario, dopo un video del parlamentare Daniel Silveira, che ha criticato duramente i ministri della STF, è stato emesso un "mandato di arresto in flagrante" per trattenere il deputato, ignorando completamente l'immunità parlamentare per qualsiasi sua opinione, parola e voto.
A differenza dei ministri della STF, che raggiungono la carica tramite nomina, Jair Bolsonaro è stato eletto tramite voto popolare, rappresentando in modo significativo più di 57 milioni di brasiliani. Ancora più discutibile è il motivo per cui la legge difende solo uno dei poteri, in maniera maggioritaria e attraverso decisioni che si discostano dalla legalità della Costituzione.
Se ci sono errori nelle decisioni prese dai ministri della Corte Suprema Federale, che è la più alta istanza della magistratura brasiliana, di chi possiamo fidarci per applicare la legge in modo equo?
Se la legge non vale per tutti, non vale per niente.